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FAVOLA DI UNA NOTTE AFRICANA

 Di Vincenzo

Nel tardo pomeriggio ci si era accampati in prossimità di un villaggio Masai nell’ambito di uno dei più estesi parchi del Kenya : il Masai-Mara. L’indomani avremmo partecipato ad un “safari” fotografico alla scoperta dei numerosi branchi dei grandi mammiferi, come gli elefanti, i rinoceronti, le giraffe, gli agressivi felini, gli anfibi e i rettili che vivono in prossimità di paludi, fiumi e laghi : pericolosi coccodrilli, pesanti ippopotami , serpenti pitoni. Avremmo potuto immortalare i grandi volatili come l’aquila pescatrice, i famelici avvoltoi, le gru coronate e tutte quelle specie animali del parco che avessero stimolato la nostra curiosità per essere preda delle macchine fotografiche con una più approfondita conoscenza del mirabolante mondo Africano. A quelle latitudini il buio incalza veloce e inesorabile.

In tutta fretta si erano montate le tende con l’intento poi di andare a conoscere il Capo Tribù del vicino villaggio, perché ci concedesse il supporto di una guida per accompagnarci nella nostra tanto agognata visita. L’oscurità della notte ci aveva colti di sorpresa e la luna che si era affacciata concedendoci un lieve barlume di luce era stata parzialmente oscurata da banchi di nubi in previsione di uno di quei scroscianti, caratteristici temporali africani. Dagli spazi vuoti tra le nuvole trapelavano spiragli che consentivano di ammirare le stelle, luminose e così grandi che si aveva la sensazione di poterle toccare con mano. Il buio andava intensificandosi e già a distanza si udivano i primi ululati delle jene e più lontano il ruggito roco e profondo dei leoni che si apprestavano alla consueta caccia notturna. La prudenza ed il senso di innata umana paura, indusse a raccogliere legna sufficiente per accendere i fuochi davanti al nostro minuscolo accampamento ; geniale difesa per tenere lontani dalle  fragili tende eventuali curiosi predatori.

Quasi d’incanto, sorprendendoci, il mistero di quella magica notte africana ci veniva annunziato con il diffondersi  dalle percussioni dei tamburi che avevano cominciato ad echeggiare rullando dal villaggio

verso cui ci si dirigeva. Nell’avvicinarci iniziammo a percepire l’alterno susseguirsi di canti struggenti e melodiosi dei pastori Masai che accompagnavano e incitavano i loro armenti all’interno dei recinti di acacia spinosa per proteggerli dai tanti predatori notturni. Poi, nello spazio antistante le capanne : uomini e donne della comunità Masai iniziarono una danza di iniziazione tribale quale tributo di benvenuto ai nuovi ospiti

e rituale di costante ringraziamento per la trascorsa giornata.

I volteggi, il cadenzare dei salti ritmati dal gradevole rumoreggiare dei tanti ornamenti coloratissimi che vestivano i corpi scolpiti e flessuosi, gli incomprensibili suoni gutturali che accompagnavano il ritmo della danza, infondevano la piena sensazione di pace, fratellanza e pacifica convivenza di un popolo che senza pretese e in sintonia con il mondo che li circonda : vive, ama e condivide il dono divino della natura, sana, incontaminata, genuina, per quanto imprevedibile e precaria, ma sostanzialmente ricca di fascino, di mistero e pur sempre affascinante.

L’avventura sarebbe proseguita con il sorgere del nuovo giorno e la notte successiva i tamburi avrebbero

nuovamente continuato a rullare, accompagnati dagli spensierati canti e dalle festose danze dei pastori Masai che ancora una volta avrebbero raccontato la perenne favola della notte Africana.

 

                                                                                                                                            Vincenzo